Cartas de Calvino di Esther Barroso Sosa – Poesia e Memoria tra Italia e Cuba
Un docufilm che intreccia radici, musica e letteratura, esplorando l’eredità di Italo Calvino attraverso un viaggio tra Roma, Sanremo e L’Avana.
Nella magica cornice della Casa del Cinema di Roma, lo scorso 23 novembre 2024, e nello storico Cinema Rouge et Noir di Palermo il 26 novembre 2024, si è svelato al pubblico Cartas de Calvino, un docufilm che unisce poesia, memoria e musica. Diretto dalla regista cubana Esther Barroso Sosa, interpretato e accompagnato dalla colonna sonora originale di Monica Marziota, il film è un viaggio intimo e universale, un’ode al legame tra l’Italia e Cuba, tra l’uomo e la sua terra natale del grande scrittore italo-cubano Italo Calvino.
Girato tra Roma, Sanremo e L’Avana, il film ripercorre l’intreccio sottile delle città che hanno segnato la vita di Italo Calvino. Si tratta di certo di un tributo allo scrittore, ma anche e soprattutto di un dialogo con le sue radici, un racconto che trasforma le lettere di Calvino in eco lontane che guidano Monica, protagonista e anima musicale del film, alla scoperta di se stessa e di un tempo che unisce passato e presente.
La regista Esther Barroso Sosa, con la sensibilità di chi conosce il valore del dettaglio, dona alla pellicola un respiro che è al contempo culturale e personale. «Non è stato un caso che Italo Calvino sia nato a Cuba», racconta la regista.
«Questa connessione ha influenzato profondamente la sua vita, e io volevo esplorare questa verità dimenticata, mescolando la realtà con il fantastico che tanto amava».
Le lettere del film, ispirate a frammenti autentici delle parole di Calvino, si trasformano in un veicolo narrativo che spinge Monica ad attraversare continenti e sentimenti, a intrecciare note musicali e memorie in una danza armoniosa.
Monica Marziota, compositrice e interprete della colonna sonora Se la vita fosse solo un libro, incarna una giovane donna cubano-italiana che, tra i suoni di pianoforti e passi perduti, ricerca quel filo invisibile che la riconduce a Calvino e, attraverso lui, alla sua terra e alla sua essenza. La sua musica, avvolgente e vibrante, è un’altra voce del film, una voce che racconta senza parole, che dipinge atmosfere e colma silenzi.
Il docufilm è anche una celebrazione della coralità. Tra i presenti alle proiezioni, si sono distinti membri del corpo diplomatico di Cuba, Venezuela e Bolivia, intellettuali, giornalisti e appassionati di cultura. Una comunità che si è riunita per condividere la bellezza di una storia universale, che parla di radici, esilio e ritorni.
La scelta delle città — Roma, Sanremo, L’Avana — è simbolica e poetica. L’Avana, culla della nascita di Calvino; Sanremo, con i suoi giardini che evocano l’infanzia dello scrittore; e Roma, scenario dei suoi ultimi anni, si intrecciano in un mosaico visivo che riflette la complessità dell’autore e del suo legame con il mondo.
«Il giardino è la metafora centrale del mio film» rivela la regista, «un luogo che connette e accoglie, che racchiude la continuità tra le generazioni».
Ma non è solo il luogo a incantare: è il tempo. Un tempo che Esther Barroso cattura con sapienza, mescolando il reale e l’immaginario. Le lettere di Calvino a Monica, scritte da una dimensione sconosciuta, sono una delicata finzione che si nutre di verità. Le sue parole, autentiche e profonde, trovano nuovo significato, invitando lo spettatore a riflettere sul senso dell’appartenenza, della letteratura e della musica.
La colonna sonora originale, composta da Monica Marziota, è l’anima pulsante del film. Tra suoni che evocano l’Italia e Cuba, tra note che danzano sui confini della nostalgia e della speranza, Monica riesce a tradurre in musica l’essenza di Calvino. Se la vita fosse solo un libro è un inno alla memoria, un canto che attraversa le pagine di un’esistenza, un ponte tra mondi e culture.
Cartas de Calvino è un poema visivo, una sinfonia di immagini e suoni, un atto d’amore verso uno scrittore che ha saputo trasformare la realtà in favola. È un invito a ritrovare le proprie radici, a celebrare il legame profondo con la terra natale e con la letteratura che, come la musica, ci ricorda chi siamo.